Riflettendo su questa emergenza Covid potrei parlare sia della continuità assistenziale, sia del 118 e degli ospedalieri, ne parleranno altri, oggi parlo dei medici di Medicina Generale che sono sottoposti ad una usura pericolosa. Fin dall’inizio mi sono sempre reso disponibile ad aiutare i miei pazienti e, vista la gravità della situazione Covid ho mantenuto aperto il mio ambulatorio aumentando le ore per poter visitare o consigliare o richiedere accertamenti, al maggior numero di pazienti possibile, ma ho anche deciso di mostrarmi sereno per infondere tranquillità e fiducia, per ridurre le incertezze e le paure che rendono più fragili i miei pazienti, per non aggredirli ancora, come fa la televisione con i numeri.

Ho cercato di far capire  ai pazienti che il Covid è una malattia molto seria con cui dovremo convivere fino al 2021, quando spero arriverà il vaccino, dicendo di rispettare le norme di sicurezza e che positivo vuol dire nel 95 % contagioso, molto contagioso ma sano e solo nel 5 % malato e sintomatico (ed in una percentuale ancora più bassa con sintomi gravi o molto gravi) e che per questo bisogna rispettare le precauzioni e le indicazioni degli organi competenti.

Rispondo alle telefonate non solo dalle otto alle venti ma oltre e anche nei fine-settimana, cosa non dovuta, come la maggior parte dei miei colleghi, creando non pochi disagi alla famiglia che vorrebbe avere una pausa; abbiamo cercato di dare una mano, di fornire un aiuto nelle questioni burocratiche nella gestione della malattia Covid.

Non ho gradito la contattabilità telefonica che interrompe le visite ambulatoriali e molto spesso fa perdere il filo del discorso, l’ho subita, fa arrabbiare sia chi è nel mio studio perché vede interrotta la visita che ha prenotato sia chi mi chiama al telefono perché dò purtroppo delle risposte veloci.

Ricevo numerosissime telefonate perché i pazienti sono impauriti o chiedono certificazioni o chiarimenti o altro mentre guido, mentre visito, mentre pranzo, mentre preparo le ricette, mentre preparo le certificazioni: uno stress continuo che a lungo andare renderanno un medico, per dirla alla pisana, bollito e non più idoneo al lavoro.

Recentemente mi hanno chiesto di sostituirmi ai medici di igiene e profilassi per fare i test sierologici agli insegnanti e io mi sono opposto, come la mia organizzazione, perché non capivo e non capisco anche ora, come si possa sostituire un servizio con un altro, se una struttura è preposta ad una funzione ed è in difficoltà vanno risolte le criticità della stessa, va potenziata non vanno caricati i problemi su altri settori, sulla mia AFT:  il sindaco, alcuni colleghi giovani e non e la direzione Aziendale zonale si sono offerti per risolvere le criticità fornendo personale al servizio di igiene, non trovando grandi apprezzamenti.

Vengo da una famiglia di fabbri dove lavorare molto e anche più è sempre stato uno status quo e mai un problema, ma bisogna mettere in sicurezza gli ingranaggi del sistema, non rischiar, come sta succedendo ora, di mandare in tilt i due pilastri del sistema sanitario: il pronto soccorso ,cioè la porta di accesso all’ospedale e il medico di medicina generale ,il front-office del sistema sanitario che è capillare sul territorio .

Pensando alla popolazione come Snami propongo ai colleghi di fare una videosorveglianza ai pazienti Covid asintomatici, 1- 2 ora al giorno, al posto di due ore di contattabilità, per rassicurare, gestire e curare i pazienti e farli sentire seguiti; nella videochiamata saranno verificati i parametri vitali pressione e saturazione e le condizioni generali, sarà possibile parlare con il paziente chiedere se sono presenti sintomi nuovi o se siamo in una situazione stabile , potranno essere individuati percorsi riabilitativi  nuove terapie etc, etc.

Una nostra iscritta che lavora come MMG e come Usca ha proposto un progetto che prevede l’incremento e la diversificazione delle squadre Usca, dividendole tra i pazienti sintomatici nelle RSA, nelle strutture alberghiere e nelle aziende ciò ha trovato riscontro nel Sindaco di Pontedera e nella Rappresentante della Società della Salute

Quindi proposte e progetti sono fattibili e di fronte alla criticità del servizio di Igiene: certificazioni, ordinanze ho chiesto e chiedo dei comunicati della Regione Toscana o delle Asl d’area vasta con messaggi chiari, che comprendano delle norme e delle regole chiare che ci aiutino nel nostro lavoro.

Oggi ci chiedono di fare i tamponi sierologici, un’organizzazione l’ha approvato non la mia, la mia si è opposta!  Forse chi ha accettato l’ha fatto non rendendosi conto delle problematiche, e dico no, non perché non li voglio fare, se sarà necessario li farò ma perché farli nei propri studi non è saggio perché non può essere garantita la sicurezza né del medico né dei pazienti.

Al posto suo chiedo che venga istituita una nuova figura UEIePC (unità di emergenza igiene e profilassi Covid) dove possano accedere in questa situazione di pandemia i giovani medici e non solo: sia chi è già titolare di convenzione ma ha pochi pazienti e sia chi non è ancora in possesso dei titoli . Come per le USCA (che si sono rivelate utilissime) questi giovani potranno aiutare il sistema sanitario ed in particolare l’igiene, per superare questa crisi: Non è possibile avere dei medici in panchina che non possono essere utilizzati dal sistema, non è possibile che i medici emigrino mentre mancano in un settore strategico per la pandemia Covid.

I medici da sempre, si propongono per missioni umanitarie nei terremoti e per altre emergenze, per aiutare, si sono offerti volontari, ma abbandonando il proprio ruolo e non complicando la propria attività lavorativa.

Sono contrario come Presidente Snami Toscana a fare i tamponi nei nostri studi, perché gli studi non sono adatti, inoltre molti medici anziani nonostante la buona volontà non danno la massima garanzia per eseguire i tamponi in sicurezza, quindi occorre trovare la sede giusta dove fare i tamponi e ciò implica uscire dagli studi ed allora se non li fai negli studi medici perché non utilizzare personale medico volontario? Sono sicuro che troveremo molti medici disponibili ben oltre le necessità Perché non scegliere allora una via semplice e percorribile? Certo dovrà essere fatta una breve formazione per lavorare in sicurezza, per imparare a vestirsi e svestirsi dai DPI necessari per proteggersi dal Covid. E’ necessaria un’adeguata copertura assicurativa che non abbiamo a tutt’oggi, il decesso per malattia Covid non è considerato un infortunio, non viene risarcita la famiglia, e questo è gravissimo ed inaccettabile.

Dr.Alessio Lambardi

Presidente Snami Toscana